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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VI, 15
 
originale
 
15. Nec Providentiae bonae graves oculos innocentis animae latuit aerumna. Nam supremi Iovis regalis ales illa repente propansis utrimque pinnis affuit rapax aquila memorque veteris obsequii, quo ductu Cupidinis Iovi pocillatorem Phrygium sustulerat, opportunam ferens opem deique numen in uxoris laboribus percolens alti culminis diales vias deserit et ob os puellae praevolans incipit: "At tu, simplex alioquin et expers rerum talium, sperasne te sanctissimi nec minus truculenti fontis vel unam stillam posse furari vel omnino contingere? Diis etiam ipsique Iovi formidabiles aquas istas Stygias vel fando comperisti, quodque vos deieratis per numina deorum deos per Stygis maiestatem solere? Sed cedo istam urnulam", et protinus adrepta complexaque festinat libratisque pinnarum nutantium molibus inter genas saevientium dentium et trisulca vibramina draconum remigium dextra laevaque porrigens nolentes aquas et ut abiret innoxius praeminantes excipit, commentus ob iussum Veneris petere eique se praeministrare, quare paulo facilior adeundi fuit copia.
 
traduzione
 
?Ma le tribolazioni di quell'anima innocente non sfuggirono all'occhio attento della buona provvidenza. E cos? l'uccello regale del sommo Giove, l'aquila rapace, spieg? le ali e in un attimo le venne in soccorso, memore dell'antica obbedienza, quando sotto la guida di Amore, rap? per Giove il coppiere frigio. Ora, volendo ancora una volta offrire i suoi servigi a questo potente dio e cattivarsene il favore col soccorrere la sua sposa in pericolo, lasci? le eteree cime dell'eccelso Olimpo e cominci? a ruotare intorno alla fanciulla: 'O tu, ingenua e inesperta come sei di tali cose,' intanto le diceva, 'speri, proprio tu, di poter portar via o soltanto toccare una sola goccia di quest'acqua sacra e tremenda insieme? Non sai, almeno per sentito dire, che queste acque infernali fanno paura anche agli dei, perfino allo stesso Giove, e che se voi di solito giurate sulla potenza degli dei questi sogliono giurare sulla maest? dello Stige? Ma dammi quest'anforetta' e l? per l? gliela prese e tenendola stretta si libr? sulle grandi ali remiganti e volteggi? a destra e a sinistra fra le mascelle irte di denti aguzzi e le lingue triforcute dei draghi riuscendo ad attingere di quell'acqua riluttante che gridava anche a lei di fuggir via finch? era incolume e alla quale per? ella rispondeva che per ordine di Venere sua padrona era venuta ad attingere; per questo le fu pi? facile avvicinarsi.
 

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